Edito nel 1889, nello stesso anno e con maggior fortuna del Mastro-don Gesualdo di Verga. Il Piacere è il primo romanzo scritto da Gabriele d'Annunzio. L'esperienza biografica nella Roma di fine secolo, mondana e bizantina, si fa letteratura: << Nel personaggio di Andrea Sperelli >> scrive il Vate << c'è assai di me stesso colto vivo >>. La vicenda del protagonista racconta il vuoto di valori e la crisi della società aristocratica ottocentesca, di un mondo che, malato di edonismo, va verso il propio disfacimento, soffocato dalla realtà contemporanea che alla bellezza va sostituendo, come unico valore, il profitto. Il conte Andrea Sperelli, giovane artista e raffinato esteta, intende, come altri personaggi della coeva letteratura europea, << nel grigio diluvio democratico odierno >>, << fare la propria vita come si da un'opera d'arte>>. Privo di una reale forza morale, Andrea percorre così un itinerario tormentato, segnato da complicati amori, dalla sterile ricerca del piacere, dal tentativo di evitare l'impatto traumatico con la nascente società di massa. E assiste al decadere del proprio mondo e all'agonia di quell'ideale di bellezza che la realtà contemporanea va negando. Nel Piacere, scrive d'Annunzio, << io studio, non senza tristezza, tanta corruzione e tanta depravazione e tanta sottilità e falsità e crudeltà vane>>.