In un tempo innegabilmente alla ricerca di riferimenti, di simboli, di archetipi, di creazioni artistiche che ritrovino una direzione dopo averla perduta, il nostro mondo si dirige con entusiasmo verso le creazioni dell’epica contemporanea: storie, immagini, personaggi fantastici e leggende di nuova generazione sono ormai il sostrato interiore di centinaia di migliaia di persone, al di là di generazioni, classi sociali, etnie e ideologie.
Il presente lavoro vuole essere solo un primo ed incompleto stimolo volto a rispondere a domande come:
Può l’antroposofia, venuta sulla Terra per sostenere le anime degli uomini, venuta a porsi al centro della vita interiore del presente fornendo con interesse e partecipazione orientamento ed ispirazione alla cultura, tenersi fuori da tutto questo?
Può esimersi dal vivere il proprio tempo sapendolo interpretare?
Sa trovare un senso ad una realtà che parla un linguaggio diverso dal proprio – realtà che ormai pesa nei nostri contemporanei immensamente di più della loro cultura scolastica?
Può un insegnante trovare un dialogo con i propri studenti, o un genitore con i propri figli, se non frequenta i riferimenti interiori cui i giovani si ancorano e dai quali traggono nutrimento?
Può la scienza dello spirito fare ancora da guida in un panorama in continua trasformazione?
L’antroposofia sicuramente può.
La domanda è: abbiamo noi abbastanza amore per il mondo da seguirla?