San Giovanni: Un Ascolto Nuovo di Peter Selg
Tratto dalla Rivista Antroposofia, anno 2021
La celebrazione del culmine del sole a San Giovanni risale ai tempi precristiani. Essa collega gli esseri umani con la loro origine spirituale.
Il Mistero del Golgota ci trasmette la responsabilità di essere attivi e creativi come individui nel mondo, particolarmente in questo tempo di crisi, quando la nostra forza di creazione è indispensabile.
La festa di Giovanni Battista, celebrata al culmine dell’estate, il 24 giugno, nel medioevo era ancora un importante evento cultico del cristianesimo. Si diceva una messa in più a mezzanotte e un’altra veniva celebrata nelle prime ore del mattino. E l’evento era preceduto da intensi preparativi, non meno solenni di quelli che portavano al Natale, durante l’avvento.
Ma anche molto prima della svolta dei tempi e degli inizi del cristianesimo, la mezza estate veniva celebrata – nelle parole di Rudolf Steiner – come “l’ora del sole” del corso dell’anno, il momento in cui l’anima della terra è tutta espirazione, è completamente dedita al cosmo.
Nell’antichità gli esseri umani si univano al moto del respiro della terra. La loro celebrazione dell’ “ora solare” del corso dell’anno era orientata al cosmo. In una coscienza “sognante”, portavano con la musica e la poesia le
loro domande verso il cosmo, nello spazio espanso dell’anima della mezza estate.
Spazio di incontro tra cielo e terra
A san Giovanni essi ascoltavano le risposte dall’alto e ricevevano il “sogno dell’io”.
Sognavano il loro io, il loro essere più profondo, che ancora aveva dimora nei cieli, al riparo e al sicuro, e che in quel momento, molto prima della svolta dei tempi, non era ancora arrivato veramente sulla terra. Ma nel periodo di san Giovanni tuttavia l’Io appariva nell’anima in grado di presentirlo come una stella nel ‘sogno celeste’. Si mostrava con ritmo stagionale nella ‘finestra celeste’ dell’espirazione della terra, desiderato e pregato dal profondo. Le celebrazioni cultiche aprivano un primo spazio di incontro per questa esperienza, realizzando un’unione di cielo e terra.
Alla svolta dei tempi, l’‘io dell’umanità’ entrò nel mondo terreno e fu Giovanni Battista a rendere consapevoli di ciò alcuni dei suoi contemporanei, preparandoli ad essere ‘testimoni della luce’ che stava per entrare nel mondo terreno. Il Battista era una figura potente, una voce che chiamava nel deserto, un uomo del ‘deserto’. Si ergeva nella linea dei profeti ebrei che erano i sapienti della storia, i sapienti del significato della coscienza e della responsabilità morale. Il Battista rafforzava le forze spirituali di coloro che battezzava. Chiamandoli a ‘mutare mente’, li consacrava a colui che sarebbe venuto. Sapeva parlare con ‘parole di fuoco’ e lavorava per risvegliare e sviluppare la coscienza negli esseri umani, perché diventasse un organo in grado di conoscere e ricevere l’io che si avvicinava, l’‘Io sono’.
Motivi d’azione individuali
Oggi l’io umano abita nel mondo terreno: noi siamo portatori del nostro io. Quale ‘sogno di san Giovanni’ possiamo sognare adesso? Il nostro “io” almeno in parte è diventato terreno e non è più protetto dalle
altezze cosmiche. Ora è di questo mondo.
Ma Rudolf Steiner continuò a descrivere l’‘ora solare’ nel periodo di San Giovanni come un evento importante ancora oggi nel corso dell’anno.
Descrisse Uriele, l’arcangelo, nelle altezze, in mezzo all’“intelligenza cosmica”, con lo sguardo rivolto verso la terra: lo sguardo ammonitore del suo essere severo e sublime. Uriele – la “luce di Dio” e il “fuoco di Dio” –
era già dietro Elia e dietro al Battista. E ancora oggi sorveglia le azioni degli esseri umani nell’epoca di san Giovanni.
Osserva se sono in grado di trasformare i luminosi pensieri cosmici in motivazioni per le loro azioni individuali. Se sono disposti a fare, attivamente e creativamente, ciò che è necessario e dettato dall’emergenza.
La svolta dei tempi fu un momento di crisi decisivo e il mistero del Cristo era in pericolo. Se Giovanni non avesse agito, non avesse operato in quel modo aprendole la strada, l’incarnazione di Cristo avrebbe potuto
passare inosservata. Era in gioco qualcosa di infinitamente grande.
Anche oggi è in gioco il futuro dell’umanità e dell’intera terra. Avrà successo l’ulteriore percorso verso l’io vero e superiore–individualmente e nella comunità, la comunità sociale ed ecologica – o Arimane, il ‘principe
di questo mondo’, conquisterà ogni cosa terrena?
Nell’aprile del 1924 Rudolf Steiner disse a Praga: “È in verità la rovina dell’io intero, se si dimentica ciò che si è passato. E significherebbe la rovina dell’io della civiltà, dell’io dell’umanità europea, se venisse dimenticato ciò che essa ha passato e vissuto nel corso della sua storia […]” (da O.O. 239, conferenza del 5 aprile 1924). A Praga, Rudolf Steiner parlava della repressione dei movimenti spirituali nella storia dell’Europa: l’antroposofia doveva e poteva riportarli alla coscienza.
Forza di giudizio individuale e morale
Oggi possiamo leggere queste descrizioni ancora in un altro modo: significherebbe la rovina dell’Io della civiltà, se l’Europa e il mondo ‘dimenticassero’ non solo le correnti spirituali ma anche il totalitarismo
arimanico attraverso cui è passato il XX secolo. La nostra ‘coscienza storica’, che dobbiamo a Uriele, deve opporsi vigorosamente a qualsiasi forma di totalitarismo e collettivismo, anche tecnologico.
L’umanità ha bisogno della forza del giudizio individuale e dell’etica, dell’entusiasmo morale per il futuro in evoluzione, per i “semi di vita” e i “semi di realtà” che in tempi difficili creano il mondo. Tempi difficili e durissimi anche in senso biopolitico.
Giovanni Battista era qualcuno che udiva e ascoltava: il giorno di san Giovanni è una festa dell’ispirazione per il futuro, di un ascolto che deve essere imparato di nuovo, un ascolto degli altri esseri umani e di Michele,
lo spirito del tempo, in tempi di pericolo universale.
Bibliografia
R. Steiner, Il corso dell’anno come respiro della Terra
R. Steiner, L’esperienza del corso dell’anno in quattro immaginazioni cosmiche, O.O 229
P. Selg Johanni. Das historische Gewissen und die Zukunft der Erde, Verlag des Ita Wegman Instituts, 2016.
Da Anthroposophie Weltweit, N. 6/2021;
traduzione della Redazione della Rivista Antroposofia