La foschia dell’estate svanisce con l’arrivo dei cieli limpidi e dell’aria frizzante di settembre.
È questo il momento in cui iniziamo a ritrovare i nostri ritmi: in molti sensi, è un nuovo inizio, un vero e proprio Capodanno dell’anima, forse più significativo del primo gennaio.
Settembre è un tempo di passaggio, di separazione, di individualizzazione.
L’aria fresca ci ridesta dal torpore estivo, e la mente si fa più lucida, più vigile.
Con la riapertura delle scuole, accompagniamo i nostri figli — e, in silenzio, riaffiorano in noi i ricordi della nostra infanzia, delle esperienze formative che ci hanno reso ciò che siamo.
In questo periodo dell’anno, è naturale guardarsi dentro, riflettere sulla propria vita.
L’autunno è una stagione straordinaria.
In molte regioni gli alberi si incendiano di colori.
Le sere si animano di stelle cadenti che attraversano il cielo come frecce luminose.
Questa pioggia cosmica lascia nell’aria una traccia sottile, che respiriamo inconsapevolmente. Si dice che queste particelle metalliche, come il ferro, entrino nel nostro sangue e lo rafforzino, donandoci energia e vitalità.
Le giornate si accorciano, la luce si ritira, e anche noi ci raccogliamo nel calore delle nostre case.
Il nostro pensiero si fa più interiore.
La spensieratezza estiva lascia il posto a una nuova forza, una rinnovata volontà che ci sostiene nei nostri impegni quotidiani.
Ma cosa ci racconta davvero questo cambiamento stagionale, al di là dell’osservazione esterna?
Un’antica saggezza collocava nei quattro momenti cardinali dell’anno solare delle feste di rinnovamento.
L’autunno era il tempo della festa dedicata all’arcangelo Michele, il guerriero celeste
Il nome Michele, in ebraico, è una domanda: Chi è come Dio?”
Secondo la leggenda, Michele fu inviato, insieme a Gabriele, Raffaele e Uriele, a cercare il nome dell’essere umano.
Fu lui a proclamarlo con potenza spirituale: “Adamo”.
Molti racconti parlano di Michele, ma il più noto è quello della sua battaglia contro gli angeli ribelli, guidati da Lucifero, che cercavano di spodestare Dio.
Michele li affrontò e li cacciò dal cielo, costringendoli a prendere forma terrena: draghi.
Ma non uccise il drago principale.
Con la forza del suo spirito, riuscì a tenerlo a bada, alla punta della sua lancia, simbolo del controllo interiore.
Questa immagine non parla di un mostro esterno, ma di qualcosa che vive dentro ognuno di noi: un pensiero freddo, calcolatore, disanimato, che può portarci verso l’egoismo, la paura, la chiusura.
È il drago interiore.
Michele non ci invita a distruggerlo, perché farlo ci priverebbe della libertà.
Piuttosto, ci chiama a superarlo con la coscienza, con un pensiero limpido, consapevole, morale.
La festa di Michele, è una celebrazione del coraggio interiore, della forza di volontà, della capacità di agire in libertà, seguendo un ideale più alto.
Nel grande dramma dell’umanità, la lotta tra Bene e Male non si svolge fuori di noi, ma dentro ciascuno.
Le antiche leggende non sono favole lontane: sono immagini vive che ci parlano ancora oggi, offrendoci forza e ispirazione.
Ci ricordano che ogni vera conquista passa attraverso una sfida interiore.
Viviamo in un’epoca in cui la libertà individuale è centrale, ma spesso anche disorientante.
I giovani, in particolare, si trovano di fronte a infinite possibilità, senza sempre avere le basi per scegliere.
L’enfasi sulla libertà personale a volte trascura le sue sorelle più mature: la responsabilità e l’amore.
Intorno a noi, le vecchie strutture sociali — giustizia, politica, educazione, religione — sembrano sgretolarsi.
Quello che un tempo era saldo, oggi si muove sotto i nostri piedi come sabbia instabile.
Non possiamo più affidarci a ciò che ci viene detto: dobbiamo trovare da soli la nostra direzione.
La verità — nel presente e nel passato — è diventata una ricerca personale.
E in questa ricerca nascono nuove forme di comunità, nuove feste, nuovi riti.
Nel mito di Michele si racconta che egli dona quattro qualità a chi si impegna nel proprio cammino di trasformazione:
forza, coraggio, volontà di agire e amore.
Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte.
Il drago si affronta nella mente e nel cuore, e solo noi possiamo combatterlo.
Nelle scuole Waldorf di tutto il mondo, i bambini ascoltano queste storie e, intorno al 29 settembre, partecipano alla festa di San Michele.
Escono nei campi, assistono a una rappresentazione della battaglia tra Michele e il drago, e poi compiono prove di abilità, di coraggio, di volontà.
Infine, tutta la comunità si riunisce per una grande festa all’aperto.
San Michele è una festa che vuole risvegliare la forza morale e la volontà cosciente.
In un mondo che cambia, ci invita a restare saldi, lucidi, liberi.
A trovare dentro di noi il coraggio di agire per il bene.