Rudolf Steiner, vita


Che cos'è la Medicina antroposofica

La medicina antroposofica è un ampliamento della medicina convenzionale. Essa venne sviluppata a partire dal 1920 dal dottor Rudolf Steiner, fondatore dell'antroposofia, in collaborazione con la dottoressa Ita Wegman e altri medici. Da allora si è diffusa in tutto il mondo, con medici, terapisti, centri terapeutici, cliniche e istituti di cura, laboratori farmaceutici, scuole di formazione e centri di ricerca.

L'antroposofia inaugura un metodo conoscitivo, fondato su una propria epistemologia, che guida la ricerca e lo studio delle leggi che stanno alla base delle manifestazioni della vita, dell'anima e dello spirito nell'uomo e nella natura.


Da tale visione risulta un'immagine integrata dell'uomo, che permette di conoscere e studiare tutti gli aspetti in cui la vita umana si esprime e si realizza. Un'immagine che rende possibile, tra l'altro, una concezione unitaria, razionale e inevitabile di fisiologia, patologia e terapia, che si basa sullo studio dei processi che avvengono nell'uomo sano e nell'uomo malato e sulla comprensione della corrispondenza esistente fra questi processi umani e i processi che possiamo riconoscere nella natura. I rimedi vengono infatti trovati prestando attenzione da un lato all'aspetto individuale dei fenomeni patologici e dall'altro alla stretta connessione evolutiva tra l'uomo e gli altri regni della natura.


Il medico che orienta la sua professione in senso antroposofico si sforza di cogliere, assieme al paziente, il significato della malattia riguardo alla sua evoluzione fisica, biologica, psichica e spirituale, tenendo conto delle leggi intrinseche alla biografia dell'uomo.


Nell'ambito della medicina antroposofica sono stati elaborati criteri specifici in molti ambiti.


In particolare, nell'ambito della produzione dei farmaci, sono stati studiati - su indicazione di Rudolf Steiner - e vengono applicati processi di preparazione farmaceutica originali e specifici, codificati anche nella Farmacopea Omeopatica Tedesca (HAB).


Ai fini della diagnosi e della terapia vengono impiegati punti di vista e strumenti razionali per l'uso orale, parenterale ed esterno dei medicamenti.


La terapia farmacologica viene accompagnata, ove sia giustificato e possibile, da altre terapie non farmacologiche: euritmia curativa, arte della parola, musicoterapia, pittura e modellaggio, applicate da terapeuti professionalmente qualificati, su indicazione e in collaborazione con il medico curante.


Strettamente connessa alla medicina antroposofica vi è infine la pedagogia curativa, in cui ci si accosta in modo nuovo ed efficace al problema dei bambini bisognosi di cure dell'anima e dei portatori di handicap.


La medicina antroposofica: un ampliamento dell'arte medica

La medicina moderna nacque sostanzialmente nell'ultimo terzo del secolo XIX, quando il pensiero scientifico improntato al materialismo meccanicistico fece il suo ingresso anche in ambito medico. L'indagine scientifica venne da allora rivolta soprattutto all'aspetto fisico-materiale dell'uomo e della natura, dando così inizio al grandioso sviluppo della medicina e della tecnologia degli ultimi cento anni. Il progressivo arricchimento e affinamento dei mezzi diagnostici e terapeutici rese possibili molte conquiste e innegabili benefici per la salute collettiva.

I risultati più evidenti si sono finora avuti nel campo dell'igiene e in tutti gli aspetti più propriamente tecnici della medicina. Pensiamo ai grandi progressi della chirurgia in tutte le sue branche, della medicina d'urgenza, della anestesia e della rianimazione, delle biotecnologie al servizio della medicina.


A fronte di questi innegabili progressi si parla però oggi con sempre maggiore frequenza di una crisi della medicina. Una crisi riconoscibile soprattutto in una crescente disumanizzazione delle strutture sanitarie, se non dello stesso rapporto medico-paziente. Aumentano le malattie iatrogene, cresce l'insofferenza verso metodi diagnostici e terapeutici sempre più invasivi e problematici, nascono nuove questioni etiche riguardo ai momenti legati alla nascita e alla morte dell'uomo e alle tecnologie che finsicono per agire su aspetti considerati essenziali per l'identità e l'integrità dell'individuo. Sempre più il malato ricerca una consapevolezza di sé e della propria malattia e la possibilità di costruire un proprio percorso individuale di cura, scegliendo e integrando liberamente le possibilità offerte la medicina contemporanea.


In questa prospettiva storica va inquadrato l'approccio della medicina antroposofica, che intende ampliare l'ordinaria ricerca scientifica al di là di quanto è fisico-materiale e quindi percepibile con gli ordinari organi del senso, e che coinvolge nella sua indagine anche le dimensioni della vita, dell'anima e dello spirito dell'uomo e dell'universo. Nell'ambito della medicina antroposofica, quindi, vengono impiegati tutti gli strumenti della medicina convenzionale, in quanto con essi è possibile una corretta e precisa analisi della corporeità fisica dell'uomo e delle leggi fisiche proprie del mondo della natura.


Ma l'antroposofia o scienza dello spirito applica all'indagine degli aspetti non materiali della natura e dell'uomo dei metodi che le sono propri e che si sviluppano in tappe conoscitive esattamente verificabili, fondate sull'autoeducazione e sulla disciplina interiore.


L'antroposofia è infatti una via di conoscenza: una pratica di studio e di esercizi tesa a risvegliare nell'uomo facoltà di percezione più sottili e latenti, che rendano possibile indagare l'azione della realtà soprasensibile in quella sensibile. Lo sviluppo delle nuove facoltà percettive, chiamate da Rudolf Steiner "immaginazione", "ispirazione" e "intuizione", apre la possibilità di una conoscenza esatta e differenziata dei vari oggetti della ricerca e dei loro reciproci rapporti.


L'essenza della malattia

Anche se l'esperienza della malattia fa parte della storia personale di ogni uomo, rispondere in modo esauriente a questa domanda non è facile, come testimoniano le sempre diverse definizioni di "malattia" fornite nei testi di legge.

Definire la malattia come "deviazione statistica dalla media" o come la mancanza di uno "stato di benessere psico-fisico" appare sempre vago e comunque insoddisfacente per afferrare la concreta realtà della singola condizione patologica e per programmare un adeguato intervento terapeutico. Tuttavia cercare una risposta alla domanda "Che cos'è la malattia?" è di straordinaria importanza, perché prima o poi ogni essere umano si troverà confrontato con essa nel corso della sua vita terrena.

L'uomo è l'essere vivente organicamente più fragile e maggiormente soggetto ad ammalarsi. Animali e piante si ammalano con meno facilità. Anzi, un'osservazione attenta del mondo animale permette di notare una crescente predisposizione o disponibilità ad ammalarsi a mano a mano che si risale la scala evolutiva. Gli animali superiori si ammalano più facilmente di quelli inferiori. Particolarmente soggetti a malattie sono poi gli animali domestici: proprio quelli che vivono a più stretto contatto con l'uomo.

La possibilità della malattia aumenta quindi nell'animale parallelamente all'aumento della possibilità della coscienza, intesa come ricchezza di vita interiore ed esplicazione di movimento autonomo. Ma l'uomo ci appare veramente come l'essere più soggetto a malattia dell'intero creato: non solo si ammala con facilità egli stesso, ma diffonde di continuo occasioni di malattia attorno a sé, come si manifesta ad esempio in modo sempre più drammaticamente evidente nel problema ecologico. La malattia ci viene incontro come una parte ineliminabile del destino terreno dell'uomo, come una componente essenziale della condizione umana individuale e sociale e dellarelazione dell'uomo con il pianeta Terra.

Non ci basta più quindi guardare la malattia soltanto come il risultato di un agente patogeno esterno, né ci soddisfa il pensiero che possa essere curata con la semplice somministrazione dall'esterno di un certo rimedio. Malattia e guarigione coinvolgono così radicalmente l'uomo intero, nei vari aspetti della sua esistenza, da evocare inevitabilmente il desiderio e il bisogno che esse possono venir indagate proprio tenendo conto di tutti questi vari aspetti, materiali e immateriali, sensibili e soprasensibili. La stessa medicina moderna, con tutti i problemi e i limiti che scopre in sé, manifesta in crescente misura la necessità di una ricerca scientifica ampliata in tal senso.

La realtà quadripartita dell'uomo

I progressi raggiunti dai moderni mezzi diagnostici permettono una registrazione sempre più precisa e raffinata dei vari parametri fisiologici del corpo umano e dei loro cambiamenti nelle diverse situazioni patologiche. Tuttavia al paziente non basta una considerazione dei risultati delle analisi del sangue o delle radiografie che non tenga conto della sua situazione umana personale. Il medico stesso si accorge in sempre maggior misura dell'importanza di fattori psichici nella nascita e nel superamento delle malattie: infatti ha acquistato una crescente importanza la cosiddetta medicina psicosomatica. Più di recente si cercano di studiare in modo ancora più approfondito i sottili legami che intercorrono tra sistema nervoso centrale, sistema endocrino e sistema immunitario, scoprendo straordinarie correlazioni fra particolari stati d'animo e il decorso di certe malattie. Sono così indicate due diverse dimensioni della vita umana, dotate ciascuna di leggi particolari: la dimensione corporea e quella interiore.

Solo la dimensione corporea è accessibile all'immediata percezione sensoria o a quella mediata dai vari strumenti diagnostici di uso comune: è la dimensione fisico-materiale, il corpo fisico, che fa parte del mondo sensibile.

La dimensione psichica, che possiamo differenziare, riconoscendo in noi una vita rappresentativa, una vita dei sentimenti e una vita degli impulsi volitivi, appare inizialmente solo come un'esperienza interiore soggettiva. Tuttavia è nozione comune che certi vissuti psichici spesso si manifestano anche a livello fisico: per esempio la paura e la vergogna possono causare palpitazioni cardiache o manifestarsi con il rossore o il pallore del viso. Le conseguenze fisico-corporee di eventi psichici possono portare a vere e proprie malattie organiche. Pensiamo per esempio all'angina pectoris o all'ulcera peptica. La dimensione psichica viene definita come corpo astrale dell'uomo, intendendo come 'corpo' un campo di forze: l'insieme organico e intrinsecamente strutturato delle forze e delle facoltà in questione. La capacità di movimento e la possibilità di un'esperienza interiore accomunano l'uomo al mondo animale.

Non basta, per fondare una completa conoscenza dell'uomo, riconoscere l'importanza dell'anima, quale realtà in qualche modo autonoma che si aggiunge a quella puramente fisico-corporea. È necessario prendere in considerazione altre due dimensioni, finora scarsamente considerate dall'indagine scientifica nelle loro particolarità.

Una è la dimensione della vita, con tutte le manifestazioni legate alla crescita, alla configurazione plastica di un vero e proprio organismo, alla rigenerazione della sostanza organica danneggiata o mancante, alla alla riproduzione dell'organismo in toto. Proprio in quest'ambito si può ritrovare la sorgente delle forze di guarigione. Queste forze che portano la sostanza fisica nella dimensione del vivente e la configurano, costituiscono una parte integrante anche dell'essere umano e il loro insieme organizzato viene definito corpo eterico.

I processi biologici hanno un orientamento diverso rispetto alle leggi fisico-chimiche. Lo constatiamo ogni giorno rispetto ai problemi dell'ambiente: ciò che è tecnicamente perfetto e senza difetti, non sempre corrisponde alle esigenze del mondo vivente. L'ambito del vivente accomuna l'uomo con la crescita e il multiforme configurarsi del regno vegetale.

Infine l'uomo è un essere dotato di autocoscienza e autodeterminazione. Ha la possibilità di afferrare se stesso come un'individualità che si confronta con il mondo sviluppando un'attività conoscitiva e agendo in modo responsabile. Tali facoltà si fondano su un suo nucleo spirituale essenziale: l'io.

Questa è la dimensione propriamente umana, che permette all'uomo di produrre civiltà e che gli fa percorrere la sua biografia recependo ed elaborando conoscenza.

Una considerazione puntuale e approfondita della realtà quadripartita dell'uomo in corpo fisico, corpo eterico, anima e spirito (io) permette di afferrarne la complessità strutturale e di ricavarne delle preziose indicazioni per la comprensione dei fenomeni di salute e di malattia.

corpo fisico (organizzazione fisica) regno minerale
corpo eterico (organizzazione della vita) regno vegetale
corpo astrale (organizzazione psichica) regno animale
organizzazione dell'io (spirito) essere umano

Una simile suddivisione non nasce da un'eventuale considerazione filosofica dei rapporti tra l'uomo e gli altri regni della natura. Le diverse organizzazioni sono per l'indagatore spirituale 'esperienze' e si pongono come una realtà autonoma e non come risultato di una speculazione. Solo il corpo fisico può essere percepito con gli ordinari organi di senso: le altre tre organizzazioni possono essere riconosciute in un primo tempo solo tramite i loro effetti nell'ambito dei fenomeni sensibili.

Polarità tra forze costruttive e distruttuve

Non dobbiamo immaginare le quattro dimensioni sommariamente indicate come delle realtà separate l'una dall'altra, ma piuttosto come delle organizzazioni di forze che si compenetrano e si influenzano reciprocamente inducendo delle profonde trasformazioni nel corso della vita. Come le esperienze psichiche si possono far valere in manifestazioni fisiche, così i processi fisici possono agire fino alla regione soggetta all'organizzazione dell'io. Ad esempio un aumento o una diminuzione improvvisa del contenuto di zucchero del sangue influenzano in modo determinante lo stato di coscienza e l'espressione della personalità individuale.
A un'osservazione più precisa, vediamo che l'organizzazione psichica e l'organizzazione dell'io, creatrici di coscienza, agiscono in senso polarmente contrapposto rispetto all'organizzazione fisica ed eterica. L'anima e lo spirito possono inserirsi nel complesso della realtà individuale dell'uomo solo se viene fatto posto, per così dire, nell'organizzazione corporea. "Lo spirito si manifesta nell'essere umano non sulla base dei processi metabolici costruttivi, ma sulla base dei processi distruttivi. Là dove nell'uomo deve agire lo spirito, la sostanza deve retrocedere dalla sua attività" (Steiner-Wegman). È una legge che constatiamo in noi ogni sera quando andiamo a dormire: solo spegnendo la coscienza di veglia l'organismo umano può rigenerarsi dalla distruzione diurna delle sue forze.
La polarità tra le forze costruttive e le forze distruttive nell'organismo umano è il punto di partenza per una reale comprensione di malattia, salute e guarigione.
La malattia non è un evento anomalo che colpisce l'uomo dall'esterno, ma è sempre presente al suo interno. Senza una certa quantità di 'malattia' o la possibilità della malattia; l'uomo non potrebbe essere sano in un senso veramente umano, cioè cosciente di sé; ma anche la guarigione non può venir indotta semplicemente dall'esterno: è a sua volta una potenzialità intrinseca.
La salute è il risultato del raggiunto equilibrio fra le due forze polarmente contrapposte, sempre presenti all'interno dell'uomo: forze distruttive di malattia da un lato e forze costruttive di guarigione dall'altro lato. La salute appare quindi come un equilibrio dinamico: non è uno stato finito, concluso, ma deve essere sempre di nuovo conquistata in modo diverso per ogni età della vita, per ogni giorno e per ogni ora, per ogni singolo uomo. Esistono tante forme di salute quanti sono gli esseri umani: ognuno potrebbe riconoscere la propria nel corso della vita e cercare di mantenerla.
Le forze di guariagione presenti nell'organismo umano sono proprie del suo corpo eterico e permettono di venire a capo di piccoli malesseri anche senza alcun aiuto esterno. Una piccola ferita guarisce da sé: i suoi margini ricrescono verso il centro. È all'opera una forza di crescita in grado di guarire, chiamata appunto capacità di rigenerazione, che è particolarmente sviluppata neegli animali inferiori. Quanto minore è la coscienza dell'animale tanto maggiore è la sua capacità di rigenerazione. Nel regno vegetale poi, dove si ha più a che fare con una coscienza autonoma, la capacità di crescita e di rigenerazione appare illimitata. Invece gli animali superiori e poi l'uomo posseggono una minima capacità rigenerativa. Esiste cioè, nella scala evolutiva degli esseri viventi, una puntuale contrapposizione tra coscienza da un lato e vitalità dall'altro lato.
Nell'uomo, all'accrescimento dei processi di coscienza, corrisponde fisicamente un continuo processo distruttivo. Non solo l'organo su cui si fonda gran parte della coscienza di veglia, cioè il cervello, è fatto di cellule che hanno perduto ogni capacità rigenerativa, ma ogni giorno vede la morte irreversibile di parecchie di esse. A fondamento della coscienza umana sta dunque un processo di distruzione, di malattia, di morte.
Molte malattie sono connesse con l'esperienza del dolore. Anche il dolore ci si presenta come un incremento della coscienza, che si manifesta in una forma disarmonica, a volte drammatica, che non si inserisce nelle altre condizioni della vita. Diventa dolente, e quindi cosciente, qualcosa di cui prima non si aveva alcuna esperienza. Il mal di stomaco ci rende consapevoli di una regione dell'organismo nella quale normalmente i processi biologici si svolgono in modo sano con l'esclusione della coscienza. La formazione di un'ulcera in tale ambito è l'immagine concreta del modo in cui una forza creatrice di coscienza ha agito oltre il suo ambito, distruggendo sostanza corporea.

La tripartizione funzionale

La complessità strutturale della realtà quadripartita dell'uomo si manifesta poi nella sua dinamica di forme e di funzioni come una polarità fra le forze messe a disposizione dell'attività neurosensoriale da un lato e quelle messe a disposizione del ricambio e del movimento, armonizzate da un sistema intermedio. Su questi tre ambiti poggiano le tre facoltà fondamentali che riconosciamo nella vita della nostra anima.
Distinguiamo così: un sistema neuro-funzionale, che sta a fondamento del pensare; un sistema ritmico (principalmente sistema respiratorio e sistema cardiocircolatorio) che sta a fondamento del sentire; un sistema del ricambio e delle membra (principalmente ricambio energetico e apparato locomotore), che sta a fondamento del volere.
La concezione antroposofica considera infatti gli aspetti psichici come qualcosa che pervade l'uomo intero e non solo il sistema nervoso. La tripartizione delle funzioni psichiche e di quelle organiche ad esse correlate, frutto di una trentennale attività di ricerca spirituale da parte di Rudolf Steiner, si esplica nella totalità dell'organismo, nei sistemi organici, negli organi, nei tessuti e nelle cellule in senso sia morfologico sia funzionale e subisce delle modifiche con l'età dell'individuo.
Sulla base di questa polarità fra forze neurosensoriali e forze del ricambio, si può riconoscere un'altra possibile fonte di malattia nel loro squilibrio. Per esempio, se i processi di crescita e di rigenerazione propri del sistema del ricambio non vengono sufficientemente tenuti a freno dai processi distruttivi propri del sistema neuro-sensoriale, si può avere un eccesso di forze di crescita, di forze costruttive, che si manifesta questa volta non con un innalzamento doloroso dello stato di coscienza, ma piuttosto con un suo abbassamento, che può giungere all'ottundimento della coscienza stessa. Lo vediamo in certe malattie infiammatorie acute, specialmente in quelle con febbre alta, dove si assiste a un'imponente accelerazione dei processi del ricambio nel tentativo di dominare e di "assimilare" una qualità estranea introdottasi nell'organismo attraverso un'infezione o un trauma.
La tripartizione funzionale dell'organismo umano permette una considerazione unitaria e razionale delle svariate forme di patologie organiche e psichiche, riconoscendo spesso in ciascuna una caratteristica unilaterale di deviazione o di predominio dell'uno o dell'altro dei due principi contrapposti morfofunzionali descritti.
Fra le due polarità del sistema neuro-sensoriale da un lato e del sistema del ricambio e delle membra dall'altro lato il sistema ritmico esercita costantemente una funzione centrale equilibratrice. È il sistema ritmico a creare nela sua dinamica di equilibri la salute all'interno dell'uomo.
L'eccesso delle forze proprie del sistema neuro-sensoriale può generare le malattie denegerative: le malattie fredde, che portano a esagerazione della forma, dell'irrigidimento e dell'indurimento dell'organismo in toto o di una sua parte. Pensiamo alle malattie degenerative articolari, alle varie patologie sclerotiche e anche alle malattie tumorali.
L'eccesso delle forze proprie del sistema del ricambio e delle membra può generare malattie calde, malattie febbrili: lo vediamo in molte malattie infiammatorie.
La comprensione del carattere polarmente contrapposto delle disposizioni di malattia fondamentali permette anche una visione unitaria del necessario intervento terapeutico: scopo della cura sarà quello di ricreare il giusto equilibrio, sempre fortemente individualizzato, tra i vari rapporti di forze, spesso facendo appello al sistema ritmico.
Anche le malattie psichiatriche vengono viste e considerate sulla base di tali corrispondenze, nella misura in cui è possibile riconoscere particolari disturbi del fine metabolismo di singoli distretti organici che si riflettono in alterazioni della vita psichica. Esse vengono quindi trattate anche nei loro aspetti somatici.

La biografia individuale

Un motivo centrale della medicina antroposofica è l'attenzione all'aspetto biografico del decorso delle singole malattie. Essa si sforza di riconoscere e di far comprendere il senso delle malattie e dei loro sintomi ai fini dell'evoluzione somatica, psichica e spirituale, tenendo conto delle leggi che regolano il corso della vita dell'uomo sulla terra.
Sotto questo aspetto vengono anche ricercate le opportune misure terapeutiche. Da un lato le malattie possono avere un senso e un inquadramento diverso a seconda dell'età della vita in cui si manifestano. Dall'altro, la cura adeguata di certe malattie può avere un effetto positivo per l'evoluzione biografica.
Un esempio caratteristico è quello delle malattie esantematiche dell'infanzia, il cui superamento permette di 'rimodellare' la corporeità ricevuta alla nascita, profondamente influenzata dall'asse ereditario di ciascun genitore, perché possa divenire più confacente ai compiti di destino della singola individualità. La guarigione da tali malattie è connessa infatti con un cambiamento della personalità del bambino e con l'acquisizione di nuove capacità fisiche e psichiche. Recenti studi epidemiologici paiono anche confermare l'esistenza di una precisa correlazione fra la mancata esperienza delle malattie esantematiche, tipicamente infiammatorie nell'età infantile e la comparsa di allergie e di tumori in età successive.
La medicina antroposofica studia la biografia umana nel suo definirsi individuale attraverso i ritmi di sviluppo settennale e altri ritmi più complessi, comuni a tutti gli esseri umani.
Il problema del senso delle malattie va comunque inquadrato, secondo le indicazioni dell'antroposofia, nell'arco di un destino che abbraccia ripetute vite terrene. Occorre inoltre tenere in considerazione, non solo il singolo individuo, ma anche le comunità umane più o meno grandi in cui il singolo di trova a vivere l'esperienza terrena. Come esiste una storia individuale, così si parla anche di storia dell'umanità e di storia delle malattie, della loro comparsa e della loro scomparsa in periodi di tempo anche relativamente brevi. Le ragioni più profonde di tali avvenimenti sono accessibili a chi sia in grado di leggere nella storia spirituale dell'umanità.

L'approccio terapeutico: i medicinali antroposofici

Lo studio dell'uomo descritto nei capitoli precedenti conduce a una diagnosi e alla decisione terapeutica, che comporta la prescrizione di rimedi tratti dagli altri regni della natura o di un'attività eseguita dal paziente stesso. Fondamento essenziale per tale ricerca è la conoscenza delle corrispondenze dell'uomo con i regni della natura e con le attività da lui stesso esercitate.
L'indagine antroposofica permette di studiare con esattezza tali corrispondenze e di verificarne la reale portata: esse si fondano, nel caso dei farmaci, sul lungo cammino evolutivo percorso dall'uomo stesso e dagli altri regni della natura. L'antroposofia descrive come, in un lontano periodo dell'evoluzione cosmica, quando vennero posti i fondamenti spirituali per la creazione degli organi interni dell'uomo, nacquero contemporaneamente gli abbozzi spirituali di determinate specie vegetali. La virtù terapeutica di una pianta medicinale deriva dalla sua affinità spirituale di genesi con un organo interno dell'uomo. Qualcosa di analogo si può affermare anche per i rimedi di origine animale e minerale.
Da questo punto di vista la somministrazione di un medicamento acquista una dignità e un valore che trascendono il caso singolo, permettendo di riunire quanto si era una volta separato nel corso dell'evoluzione. L'uomo viene posto di nuovo all'inizio della creazione.
I farmaci utilizzati nell'indirizzo terapeutico antroposofico derivano da un rinnovamento delle usuali tecniche di preparazione farmaceutica.
Da un lato, oltre alla classica tecnica omeopatica delle diluizioni successive, vengono usate nuove tecniche di dinamizzazione che sfruttano i processi naturali o la loro imitazione. Per fare un esempio, una di queste tecniche - del tutto caratteristica e peculiare - che riguarda alcuni sali metallici, è quella di far compiere le diluizioni progressive del sale metallico da successivi cicli biologici di piante adatte, usate come 'eccipienti viventi'. Si ottengono così i metalli vegetabilizzati.
Dall'altro lato, le lavorazioni che stanno a monte del processo di dinamizzazione vengono inserite in uno specifico rapporto con determinati processi dell'organismo sano e malato. Esse non vengono quindi viste solo in funzione della tecnica (come ad es. l'uso differente del calore in funzione della solubilità di certe componenti), ma in funzione della necessità precisa per la terapia di portare in modo differenziato le sostanze in relazione ai processi umani.
Alcuni esempi di tali lavorazioni sono l'uso differenziato del calore nelle sue varie forme, dalla digestio fino all'incenerimento; la formazione di specchi metallici; le estrazioni termo-ritmiche per l'ottenimento di tinture vegetali analcoliche; l'allestimento di preparati di sintesi sul modello di diverse piante medicinali, partendo da sostanze minerali inorganiche.
In assenza di un'apposita farmacopea antroposofica, attualmente in corso di studio, tali nuove tecniche sono state finora recepite in gran parte dalla Farmacopea Omeopatica Tedesca.
Altre peculiarità risultano in modo evidente da specifiche modalità di somministrazione dei farmaci. L'indirizzo terapeutico antroposofico prevede, ad esempio, un uso molto differenziato dei vari gradi di diluizione (dinamizzazione), fino alla D30 o D60 al massimo, e delle diverse modalità di somministrazione: per via orale, per via parentale, per via esterna, secondo specifici criteri, legati sostanzialmente alla tripartizione funzionale dell'organismo umano.

L'assistenza al malato: il ruolo dell'infermiere

L'assistenza infermieristica rappresenta uno dei capitoli importanti della terapia antroposofica. Un rinnovamento della professione dell'infermiere in senso antroposofico è possibile se si aggiunge alla specifica preparazione tecnica lo sforzo di attivare in sé una nuova immagine dell'uomo e della natura, che sia in grado di risvegliare al contempo un senso profondo per il destino della malattia.
Nell'assistenza al malato, l'infermiere viene preparato da un lato a servirsi di varie misure terapeutiche esterne (impacchi, pratiche termiche, applicazioni di oli, bagni medicati), e dall'altro deve al contempo formarsi per accompagnare con maggiore comprensione e con vera forza interiore gli eventi legati alla nascita e alla morte, alla malattia e alla sofferenza. Anche il suo modo di comportarsi può avere un grande effetto sul paziente: già al suo ingresso nella camera dovrebbe far stare meglio chi soffre.
L'autoeducazione e la disciplina interiore rappresentano non solo per il medico ma anche per tutte le professioni paramediche l'indispensabile preparazione per poter agire in senso risanatore, da uomo a uomo.
Nell'epoca dell'avanzata tecnicizzazione delle strutture ospedaliere è sempre più importante, accanto a una specifica qualificazione professionale, una solida preparazione umana nel senso sopra indicato.

La medicina antroposofica in Europa

Il movimento medico antroposofico ha conosciuto una continua espansione a partire dal 1920 soprattutto nell'ambito di cultura mitteleuropeo, nonostante il grave ostacolo iniziale costituito dal dominio nazionalsocialista in Germania. Oggi sono presenti gruppi di medici antroposofi in tutti i paesi europei.
La letteratura medica antroposofica comprende un centinaio di titoli. Riviste mediche pubblicate in lingua tedesca, francese, inglese e portoghese riportano lavori inerenti i diversi campi specialistici della medicina e della farmacologia.
Nel corso degli anni sono state fondate in diversi paesi europei alcune cliniche e ospedali anche di grosse dimensioni, in cui sono presenti i reparti delle varie specialità mediche e chirurgiche. In Germania e in Olanda tali ospedali sono integrati nelle strutture sanitarie pubbliche, perchè in quei paesi è ufficialmente riconosciuto il pluralismo in medicina con i particolari indirizzi terapeutici.
Presso l'Ufficio Federale Tedesco della Sanità Pubblica è stata istituita nel 1978 un'apposita commissione di valutazione e di autorizzazione che si occupa dell'efficacia e della sicurezza dei medicinali adoperati nell'indirizzo terapeutico antroposofico.
Le norme di fabbricazione di questi medicinali sono contenute nella Farmacopea Omeopatica Tedesca e vengono uniformemente osservate nell'Europa intera da tutte le ditte produttrici antroposofiche.
Particolare sviluppo ha avuto non solo nei paesi mitteleuropei, ma anche e soprattutto nei paesi anglosassoni, la pedagogia curativa orientata secondo l'antroposofia. Esempio famoso è il movimento Camphill.
Centro del movimento medico antroposofico è la Sezione di Medicina della Libera Università di Scienza dello Spirito con sede presso il Goetheanum di Dornach (Svizzera), che provvede alla formazione permanente post-laurea dei medici, alla formazione del personale paramedico, e che coordina le attività di studio e di ricerca.
I medici antroposofi sono riuniti nei singoli paesi in associazioni mediche. Queste provvedono ai corsi di perfezionamento, sono garanti per la qualificazione professionale dei propri iscritti e ne curano gli interessi legali. Organo di coordinazione delle singole associazioni mediche in campo legale è l'Associazione Medica Internazionale dei Medici Antroposofi (IAV) con sede ad Arlesheim (Svizzera), che cura i rapporti con gli organismi della Comunità Europea, del Consiglio d'Europa e della Organizzazione Mondiale della Sanità.
I medici antroposofi italiani sono riuniti da molti anni nella Società Italiana di Medicina Antroposofica, Via privata Vasto 4, 2O121 Milano.

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Indirizzi relativi al movimento:


Società Italiana di Medicina Antroposofica
via Privata Vasto 4 Milano
http://www.medicinaantroposofica.it/

Sezione di medicina del Goetheanum
Postbox CH-4143 Dornach 1
phone +41-61-706 42 90, fax +41-61-706 42 91
http://www.medsektion-goetheanum.org/

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